Sequestro da 7 milioni di euro. I Rinzivillo investono nel mercato ittico

I soldi derivanti dal traffico di droga e dalle estorsioni del clan, venivano introdotti nel mercato ittico e così riciclati.

L’ultima frontiera del riciclaggio di denaro sporco è il mercato del pesce. Dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere che ha investito l’imprenditore gelese Emanuele Catania, arriva la conferma dell’interesse del clan Rinzivillo per il settore ittico. Il clan era stato già fortemente colpito il 4 ottobre scorso per associazione di stampo mafioso e attività illecite compiute sul teriitorio romano. Secondo le indagini condotte dalla Questura di Caltanissetta e dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma, Salvatore Rinzivillo aveva messo in piedi un imponente import-export di pesce che operava nel Lazio, in Sicilia, in Marocco e in Germania. Grazie alla fitta rete di commercio, i soldi derivanti dal traffico di droga e dalle estorsioni del clan, venivano introdotti nel mercato ittico e così riciclati. Il ruolo dell’imprenditore Catania era di figurare come responsabile di alcune imprese di fatto amministrate dal boss, che forniva i capitali necessari per l’avvio dell’attività.

Sempre più centrale per le associazioni mafiose è la figura degli imprenditori insospettabili che stringono patti con i clan fungendo da prestanome per le loro attività illecite e ottenendo così in cambio la “protezione” dell’organizzazione malavitosa che tutelerà i loro interessi economici dalle pretese di altri clan rivali.

Enorme la quantità di denaro movimentata; i carabinieri del G.I.C.O. di Roma e la Squadra Mobile di Caltanissetta hanno sequestrato delle aziende per un valore complessivo pari a 7 milioni di euro.

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