Droga: questore, sbagliato parlare di emergenza a Perugia

Operazione a Fontivegge con 5 fermi

PERUGIA – Con il fermo di cinque giovani nigeriani si è chiusa la scorsa settimana un’operazione antidroga della polizia di Stato a Fontivegge. Ad annunciarlo a Perugia in questura, dopo la convalida del fermo, sono stati lo stesso questore Francesco Messina e il dirigente della squadra mobile Marco Chiacchiera. Secondo quanto riferito, i cinque fermati, non clandestini ma con residenza nel capoluogo umbro ed in attesa di definire la loro posizione di rifugiati, erano soliti vendere la droga nell’area della stazione ferroviaria e soprattutto a piazza del Bacio ma con attività che si spostava anche in aree limitrofe come il parco della Verbanella, per aggirare l’imponente presenza di forze di polizia. Sono accusati di smercio di droghe leggere (hascisc e marijuana) ed anche pesanti (eroina).
Il Questore “A Perugia per quanto riguarda lo spaccio di sostanze stupefacenti c’è un situazione sotto controllo sia per la realtà attuale che per le nuove minacce, ed è sbagliato parlare di emergenza droga in città anche perché la strada imboccata è quella giusta”: ad affermarlo è stato il questore del capoluogo umbro, Francesco Messina, stamani nel corso di una conferenza stampa in occasione dell’annuncio del blocco da parte della Polizia di Stato di una cellula di spacciatori di provenienza nigeriana (cinque i fermi convalidati) che operavano nella zona di Fontivegge. Un appello quello del questore, rivolto anche alla stampa, per dare “un segnale” e per consentire “di far arrivare ai cittadini la giusta entità del fenomeno e spiegare bene la situazione”. Ed inoltre “anche per rassicurare – ha detto – le 1.500 persone che hanno firmato per richiedere un presidio della polizia a Fontivegge”. “Dal mio arrivo mi è stato detto che Fontivegge è il problema e questo luogo è stato fin dall’inizio un punto di non ritorno per la questura. Posso capire queste esigenze di sicurezza – ha aggiunto – ma il metodo utilizzato a Fontivegge sta dando risultati”.
La nuova tecnica Secondo quanto sottolineato dal questore, a Fontivegge “è stata utilizzata una tecnica diversa, grazie alla metodologia di intervento con pattuglioni, perché non è una zona gestita militarmente da chi spaccia. Chi parla di esercito per garantire la sicurezza si sbaglia – ha proseguito – perché ci deve essere una minaccia tale da giustificare questa presenza e perché siamo davanti ad una situazione che non va presieduta militarmente”. Messina ha poi messo in evidenza che nella città di Perugia “è importante che gli attori della sicurezza capiscano la minaccia, la pesino e poi la affrontino”. Concentrando energie ed attenzione su Fontivegge (“dove la questura sta facendo quello che deve fare”), le forze dell’ordine non sottovalutano il problema in altre aree perché “che esista uno spaccio e che si sposti è un dato che emerge dalle attività delle forze di pubblica sicurezza”, ha spiegato ancora il questore. In merito alla presenza di locali etnici, Messina ha spiegato che la situazione “va monitorata anche se non bisogna fare lo sbaglio di legare questa presenza in maniera diretta allo spaccio, annientando tutti questi spazi”. “Perugia è una città in cui lo spaccio di stupefacenti è nella norma e sentir dire che il fenomeno della droga è preoccupante non è corretto” ha sottolineato Messina. “Con la nostra azione – ha concluso – evitiamo solo che certi parti di città diventino supermercati e sono sicuro che andando avanti con questi metodi il problema sarà ridotto al suo stato fisiologico”.

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