Mafia Capitale, Zingaretti come testimone si avvale della facoltà di non rispondere

Si è avvalso della facoltà di non rispondere. Questa la decisione del governatore del Lazio Nicola Zingaretti, chiamato a testimoniare nell’ambito del maxi processo di Mafia Capitale in corso...

Si è avvalso della facoltà di non rispondere. Questa la decisione del governatore del Lazio Nicola Zingaretti, chiamato a testimoniare nell’ambito del maxi processo di Mafia Capitale in corso nell’aula Bunker di Rebibbia. Il presidente è ancora indagato nell’ambito dell’inchiesta, anche se sulla sua posizione c’è una richiesta di archiviazione da parte della procura che al momento è in attesa della decisione del gip. Su di lui pende l’accusa di corruzione e turbativa d’asta in un fascicolo nato dalle dichiarazioni di Salvatore Buzzi sulle quali gli inquirenti non hanno trovato riscontri. Non a caso, in una nota rilasciata ai giornalisti, il governatore annuncia di aver denunciato Salvatore Buzzi per le calunnie sul suo conto. “Chiederò io stesso”, ha dichiarato, “di essere sentito nel processo contro di lui”. Nel dettaglio spiega come durante le sue deposizioni in carcere nell’estate del 2015, il signor Buzzi ha accusato lui ed altre decine di persone di aver commesso alcuni reati. Nel maxiprocesso Mafia Capitale Nicola Zingaretti è il primo testimone della 130esima udienza, uno dei 116 per cui la procura ha formulato la richiesta di archiviazione al gip. Il presidente della Regione avrebbe dovuto deporre per l’imputato Franco Figurelli, appartenente alla segreteria dell’allora presidente del consiglio comunale Mirko Coratti. L’ex ras delle coop lo ha tirato in ballo almeno in due casi, per i finanziamenti elettorali e per l’acquisto del palazzo della Provincia. Da qui, spiega nella nota, la situazione paradossale in cui “sarei stato chiamato a giustificarmi dalle false accuse mosse da Buzzi quando dovrebbe essere lui a spiegare perché me le ha rivolte”.

 

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